lunedì 21 maggio 2007

seen FACE ADDICT

Immaginiamo di essere in possesso di un macchinario magico che ci teletrasporti in tempi passati e luoghi lontani. La meta del viaggio è la New York di fine anni ’70 inizio anni ’80. Periodo di particolare fermento per la grande mela: da questo momento infatti, comincia a muovere i primi passi una comunità di artisti conosciuta con il nome di “Downtown scene”.
Se il viaggio fosse possibile, una volta giunti a destinazione, rimaremmo sicuramente affascinati dall’umanità varia e pittoresca, dal genio e dalla sregolatezza che questa comunità avrebbe offerto alla nostra vista. Nostro malgrado, però, la macchina che compie viaggi spazio/temporali non esiste ma possiamo ritenerci ugualmente fortunati perché Edo Bertoglio, fotografo svizzero che collaborò con Wahrol alla rivista Interview , ha deciso di ripercorrere per noi le tracce, munito di macchina da presa, dopo 20 anni da questa esperienza alla quale egli stesso ha partecipato. Il titolo del film/documentario risultato del viaggio è “Face Addict”, traducibile letteralmente come “dipendenza dai volti”.
“A quali volti si riferisce il nostro cicerone Bertoglio?” Ebbene sì, proprio ai volti che emersero dall’esperienza della “Downtown scene” del calibro di Jean-micheal Basquiat, Keith Haring, Jim Jarmush, Debbie Harry di Blondie, John Lurie e molti altri. Il gruppo era accomunato dalla volontà di sperimentare nuovi linguaggi artistici, una forte voglia avanguardista che rese coloro che ne fecero parte dipendenti dalle droghe, vissute non come pura evasione ma come esperienza di alterazione percettiva della realtà, capaci di portare lo slancio creativo. Considerato una sorta di rito a cui propedeutica è la creazione artistica.
Nella ricerca della comunità perduta Bertoglio è accompagnato dall’amico Walter Steding, ex assistente di Andy Wahrol, pittore e musicista. L’esperienza di Walter Steding è particolarmente poetica. L’artista denuncia la necessità di vivere per l’arte , comporre musica, dipingere: questo è il suo mestiere. Afferma continuamente la sua completa devozione all’arte. La sua personalità, sensibile e determinata al contempo, incarna perfettamente il mio personale stereotipo dell’artista genio, dalla vita sregolata e piene di eccessi. Steding può essere considerato l’unico vero superstite di quell’esperienza, l’unico a rimanere fedele a quei luoghi, l’unico che non avverte la necessità di evadere nonostante la piena consapevolezza dello stile di vita discutibile.
Durante la visione si ha la percezione di camminare nelle strade newyorkesi attraverso i primi scatti di Bertoglio che si materializzano davanti ai nostri occhi. Scatti che impressionano le eclettiche personalità dal look impeccabile che sorridono felici; gli stessi volti che Walter Steding dipinge nei suoi quadri. Un viaggio nel passato guardando al presente; un passato dalle personalità indimenticabili. Face Addict, dipendenza quindi condivisa da Bertoglio come da Steding, dalle facce della tossicodipendenza.
Edo Bertoglio ci conduce per mano all’epilogo spalancandoci le porte della passata esistenza della “Downtown scene”. Grazie a questa simbolica apertura del regista divengono ancor più poeticamente evocativi i volti impressionati dalla luce della sua macchina fotografica, che si trasformano in miti. Consiglio caldamente, a chiunque voglia, di lasciarsi condurre attraverso questo film in un passato ormai svanito. Bon voyage!

Mari

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